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Sapere che esiste una casa per lui mi fa sentire meno sola

la storia di Tina e Mario nel progetto Dopodinoi

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Quando hai un figlio come Mario ti chiedi: il giorno che morirò, che fine farà questo figlio?


La voce di Tina Baglioni, mamma di Mario, racconta con lucidità e tenerezza una preoccupazione che accomuna tante famiglie di persone con disabilità intellettiva. È da questa domanda, così semplice e così difficile, che nasce il valore più profondo del progetto Dopodinoi.

Mario ha 44 anni, vive a Capodacqua di Assisi ed è una persona con sindrome di Asperger. Ha una memoria straordinaria, un’intelligenza brillante e un grande desiderio di autonomia. Lavora ogni mattina in fattoria presso una cooperativa sociale e non sopporta l’idea di restare inattivo. «Deve sempre fare qualcosa», racconta Tina. «E se non ha nulla da fare, scrive la sua vita al computer. La ricorda tutta, nei minimi dettagli».

Per Tina, la scoperta del progetto Dopodinoi è stata «una cosa grande, bellissima, quasi inaspettata». Una risposta concreta a un futuro che fino a quel momento faceva paura. «Non sai dove battere la testa», spiega. «Poi scopri che esiste una Fondazione che investe davvero in un progetto che riguarda così da vicino la vita di tuo figlio. È una sorpresa grandiosa».

Il progetto Dopodinoi, sostenuto dalla Fondazione Santa Rita da Cascia, prevede la realizzazione di una casa a Bastia Umbra dove Mario, insieme ad altri giovani adulti con disturbi dello spettro autistico, potrò vivere insieme, in un contesto protetto ma orientato all’autonomia. Mario vede questo passaggio come una possibilità di crescita: «Sa che lì gli verrà chiesto di fare tante cose da solo», racconta la madre.

Il percorso, però, non è semplice. «Lasciarli andare è la cosa più difficile per noi genitori», ammette Tina. «Anche se sai che è giusto, anche se lo desideri, fa soffrire». Per questo il progetto prevede un accompagnamento graduale, rispettoso dei tempi emotivi dei ragazzi e delle famiglie.

Il legame con Santa Rita da Cascia è per Mario qualcosa di speciale. Ogni anno torna a Cascia con il papà, per un raduno di moto d’epoca. «È un luogo del cuore», racconta Tina. «E ho trovato nelle monache e nella Fondazione un ascolto profondo, non superficiale. Una dolcezza vera».

Ripensando al lungo percorso affrontato, dalla diagnosi arrivata tardi ai sensi di colpa imposti da vecchie teorie, Tina riconosce due momenti di svolta: «La legge sul Dopo di noi e la donazione della Fondazione per questa casa. Oggi non smetto di preoccuparmi, ma sono un po’ più sollevata».

Alla fine della sua testimonianza, Tina si rivolge direttamente a chi potrebbe sostenere il progetto: «È una strada bellissima. Con una donazione si può offrire una nuova vita, una speranza concreta per quando noi genitori non ci saremo più».

A Natale, sostieni Dopodinoi: quello che ci lega è il futuro

La storia di Tina e Mario è una delle tante che rendono il progetto Dopodinoi una risposta concreta ai bisogni delle famiglie. Con la campagna di Natale “Quello che ci lega”, invitiamo tutti a sostenere la realizzazione della casa e i percorsi di autonomia per persone con disabilità intellettiva.

Con una donazione a partire da 18 euro, riceverai in segno di ringraziamento l’Agenda 2026, simbolo di un legame che unisce chi dona a chi costruisce ogni giorno un futuro più giusto.

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